Search

Un generale come commissario

Un generale come commissario

Stiamo combattendo contro un nemico invisibile”; “Per il bene dei nostri concittadini e della nostra patria”; “Occorre mobilitare un esercito di infermieri medici e volontari”; “I medici e gli operatori sanitari sono in trincea”; “Il coprifuoco scatta alle ventidue” ecc. ecc.

Quante volte, in quest’ultimo anno abbiamo sentito o letto frasi del genere? Il linguaggio militare poteva apparire una metafora atta a esprimere uno stato emergenziale ma, se le parole hanno un senso, questo alla fine si è concretizzato plasticamente nella figura del nuovo commissario straordinario all’emergenza Covid-19: il Generale Francesco Paolo Figliuolo, già comandante della logistica dell’esercito Italiano, con alle spalle missioni in Kosovo e in Afghanistan a capo del contingente italiano e con riconoscimenti e incarichi in ambito NATO.

Prima di proseguire, una premessa è d’obbligo: chi scrive non ha alcun grado di parentela con il generale in questione, nemmeno alla lontana (il cognome è molto diffuso in Basilicata e, infatti, Figliuolo è originario di Potenza)… Questo sia come chiosa ironica, sia per (non si sa mai) fugare eventuali dubbi. Anche durante la prima ondata pandemica l’atteggiamento nei confronti dei lavoratori della sanità alternava visioni eroiche con repressioni nemmeno tanto velate: non si poteva protestare né tanto meno scioperare (figuriamoci) nemmeno quando non erano garantite le minime condizioni di sicurezza. Non si potevano rilasciare dichiarazioni agli organi di stampa pena sospensioni, provvedimenti disciplinari e, in alcuni casi, vere e proprie minacce di licenziamento.

Questo per ricordare che il clima da “mobilitazione” marziale non è una novità dell’ultima nomina; il cambio al vertice sembra però scattare quasi a orologeria nel periodo della cosiddetta terza ondata. Ora, se nel pieno dell’ondata in questione “l’arma migliore che possediamo è quella del piano vaccinale”, la militarizzazione delle procedure di distribuzione e somministrazione diventa concretizzazione plastica: a questo punto non c’è di che meravigliarsi. Del resto, come ci ricordano le parole di uno dei principali esponenti dell’Internazionale Situazionista, Mustapha Khayati: “Quando il potere risparmia sull’uso delle armi, è al linguaggio che affida la cura di conservare l’ordine repressivo. Di più ancora, la coniugazione dei due è l’espressione più naturale di ogni potere”. Per cui: via con le zone rosse (anch’esse mutuate da una logica e da un linguaggio militare) e con il paventato “lasciapassare” – si parla infatti di una tessera di immunità per i vaccinati al quale è consentito poter viaggiare o accedere a luoghi di svago (teatri, cinema, stadi, ecc.) proibiti a tutti gli altri sprovvisti di vax–card.

Va de sé che se non sono vaccinato, non è per colpa mia, almeno nel mio caso, ma perché il piano vaccinale prevede il mio presentarsi al “drappello sanitario” (se tutto va bene) magari fra un anno e mezzo, di là delle roboanti dichiarazioni del generale che preannuncia l’arrivo entro due o tre settimane di ben 7 milioni di vaccini. Nel Dpcm di nomina del neocommissario all’emergenza, viene messa nera su bianco la possibilità per Figliuolo di disporre delle Forze Armate nella lotta al Covid.

Già nel Dpcm si nota dunque l’elemento con cui il governo Draghi punta a cambiare il passo alla campagna vaccinale, mettendo in campo l’Esercito e, più in generale, le Forze Armate.[1] Frattanto plaude alla nomina tutto l’arco parlamentare, da Salvini a Renzi, fino a passare per il PD e Fratelli d’Italia (figuriamoci, poi per chi non disdegnerebbe un generale anche come primo ministro).[2] Del resto il clima politico nonché la composizione dell’attuale “Junta” anche dal punto di vista democratico liberale appare sempre meno una democrazia e sempre più una dittatura (in genere un governo senza opposizione o con un’opposizione di comodo e residuale è una delle caratteristiche delle dittature che si ammantano di democrazia.)

Chiaramente, secondo la logica capitalista, chi può garantire sicurezza efficienza e disciplina da imporre nell’emergenza e nella mobilitazione di un “esercito di cittadini e volontari nei quali ognuno è chiamato a dare il suo contributo”? Non può essere altri che lo Stato attraverso il suo più complesso apparato militare, chiamando in causa l’esercito ed il suo Generale (che in questo caso, formalmente, acquisisce un ruolo civile o, detto in termini da caserma, “borghese”). Beninteso, non si tratta nemmeno di una cosa che succede solo in Italia: in molte nazioni europee l’esercito è stato chiamato a combattere la “guerra al virus”. Se vi ricordate, la disponibilità a ospedalizzare sei pazienti italiani nelle cliniche di Lipsia si è concretizzata col trasporto aereo dell’aeronautica tedesca, mentre in Francia l’esercito si è impegnato a costruire ospedali da campo. La Spagna è il paese europeo che ha dispiegato più forze, per un totale di 57 mila unità. Disinfettare infrastrutture e case di riposo è la missione delle truppe, organizzando anche le banche del cibo per consegnare viveri e medicinali ai bisognosi. A seguire Belgio, Finlandia ecc… tutti i paesi dell’UE si sono avvalsi dell’efficientismo militare.[3]

Certo, qualcuno già mi ha risposto che non bisogna avere pregiudizi: magari il generale sarà più efficiente, forte della sua esperienza militare all’estero; del resto, mi dicono, è una questione di immagine, un generale sembra essere più autorevole ecc. ecc… D’accordo, guardiamo però le cifre ed i numeri del progetto di spesa del Recovery Fund per farci un’idea delle strategie governative: si prevedono per le spese militari cifre che sono il doppio o forse il triplo di quelle previste per la protezione civile.[4] Inoltre se vogliamo entrare nel campo delle suggestioni, vediamo che le ultime restrizioni nelle regioni “rosse” (coincidenza vuole che ci siano capitate Campania e Romagna, quest’ultima stranamente scorporata geograficamente dall’Emilia per l’occasione, sebbene come sappiamo non si faccia più riferimento al rosso di una volta) prevedono ulteriori chiusure di esercizi commerciali che negli “editti” precedenti potevano restare aperti con prenotazioni e misure appropriate. Probabilmente una eventuale protesta sarà gestita con meno cerchiobottismo dal governo attuale, che allungherà il bastone e accorcerà, fino a renderla residuale, la carota. Del resto nell’ordinamento militare non è previsto né lo sciopero né la protesta: tutto ciò è catalogabile solo come insubordinazione.

Non ho la sfera di cristallo per prevedere scenari futuri, ma da distopia in distopia, non mi meraviglierei se le metropoli si trasformassero in un’estensione della caserma militare: l’unica speranza è che se, come auspico, ci saranno proteste in seguito alla crisi economico-sociale, non mi scambino per un parente…

Flavio Figliuolo

NOTE

  1. https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Vaccini.-Figliuolo-in-Italia-7-milioni-di-dosi-entro-fine-marzo-cc44e8e5-9f62-46dd-9191-aaa06ce4b99d.html?refresh_ce

  2. https://www.repubblica.it/cronaca/2021/03/01/news/figliuolo_nuovo_commissario_emergenza_covid-289765397/

  3. https://www.linkiesta.it/2020/04/coronavirus-europa-italia-cosa-fa-esercito/

  4. https://ilmanifesto.it/dal-recovery-fund-30-miliardi-per-il-militare/ ; https://www.fasi.biz/it/notizie/approfondimenti/22085-meccanismo-protezione-civile-resceu.html

Articoli correlati